PERSONAGGI

PETER:
Eccolo lì. Riflesso nello specchio del bagno, il volto roseo di un adolescente di appena diciassette anni, alle prese con un rasoio di suo padre. Nei suoi occhi chiari come il cielo si rifletteva una voglia di urlare a squarciagola e di librarsi leggero nell’aria, oppressa, però, dal continuo vivere monotono nella città di Willysburgh.
Si osservò bene la faccia incorniciata dai capelli color biondo scuro con dei piccoli riccioli che gli cadevano sulla fronte. Era diverso dagli altri ragazzi. Non portava i capelli modellati a mo’ di cresta, né indossava piercing o quant’altro.
Di solito la mattina non si pettinava i capelli, magari perché non aveva mai tempo. Ma d’altronde gli stavano bene anche spettinati, anzi gli davano un tocco di…
Tutto sommato era proprio un gran bel ragazzo: biondo, occhi chiari e sognanti, con un fisico niente male.
Spesso le ragazze cercavano di ammaliarlo con i loro modi carini, ma lui restava sempre disinteressato a tutti quei convenevoli un po’ troppo esagerati. 


PRESCELTO DELL'ACQUA:
Era abbastanza alto anche se aveva il viso abbassato. Indossava una splendida armatura d’argento che a Peter sembrò alquanto familiare. Ne era completamente rivestito tanto che in nessun tratto la sua pelle era scoperta. Persino sulla testa vi era un elmo che mostrava solo gli occhi. Al centro della fronte, sull’elmo, vi era uno zaffiro stellato, grande quanto il rubino di Peter. Sembrava praticamente perfetto. Possente e altero nella sua posizione. Al confronto Peter sembrava un pivellino.


DALTHYRIA:
Una donna. Stupenda e bellissima come nessun’altra. Vestita di un nero lucente tra preziosi gioielli. Ha la chioma color viola scuro con sfumature di rosso screziato mentre tra qualche ricciolo solitario raggiunge uniforme la vita come una copiosa cascata d’acqua immobile. Sulla fronte alta e pulita dalle rughe appare in forma ellittica una sottile pietra nera d’onice traslucida e perfetta che crea così un elegante contrasto con la sua pelle di porcellana bianca e i suoi occhi verdi e seducenti. Le sue labbra di sangue parlano al cavaliere e ogni sua parola è una nota di musica straziante.
                                                          


TABU':
Appariva come un’unica macchia nera avvolto nel suo mantello più scuro delle tenebre, a eccezione di una piccola fiala portata da una cordicella intorno al collo. Conteneva un liquido rossastro, quasi fucsia, che si agitava a ogni minimo movimento creando stranamente all’interno della bottiglietta sprazzi di luce dorata. Non si vedeva niente del suo corpo, se un corpo ci fosse stato. Il suo volto era vuoto nell'incavo del capuccio. E l'ombra che lo copriva, essendo contro luce, lo rendeva ancor più mostruoso.


  
SHAERYEN:
Peter si mise anch’egli seduto accanto al fuoco mentre osservava come il bagliore rossastro dipingesse sul volto della giovane un senso di misteriosa bellezza.
Non aveva fatto caso, infatti, a quanto fosse bella, anche in quell’ambiente sporco e scomodo.
Gli ricordava qualcuno, ma allo stesso tempo deduceva che gli appariva come una perfetta estranea.
Portava lunghi capelli neri raccolti in una treccia, mentre una fascia rossa le copriva la fronte, al di sotto della frangia. Anche le mani erano bendate di seta rossa e gliene si vedeva solo parte delle dita. La pelle era abbronzata, proprio come quella degli Ecirtanes, ma i suoi occhi erano stranamente chiari, quasi insoliti per una pelle scura come la sua. Non riusciva a capirne bene il colore, data la scarsa luminosità. E nemmeno durante tutto il giorno aveva pensato di farci caso. I lineamenti erano gentili e delicati. Nulla in lei era fuori posto o sproporzionato. 



ENGOLD:
Si vedeva che Engold era un uomo con un obiettivo nella vita. Aveva lo sguardo fiero e la fronte spaziosa. I capelli sporchi e un po’ radi, poi, facevano di lui quasi un vagabondo, ma quel suo stile elegante ed il suo fisico energico impedivano di non paragonarlo ad un antico cavaliere caduto in malora. Insomma non aveva tutta l’aria di un poco di buono, magari solo di uno che vagava alla ricerca di qualcosa. Qualcosa che forse ora aveva finalmente trovato…


NORAK:
Da dietro appariva con le spalle grosse e possenti, da far invidia a un giocatore di rugby. Le ragazze, notò Peter, non mancavano di fargli gli occhi dolci ogni qualvolta passava. Era, insomma, tutto d’un pezzo. Moro, con la pelle abbronzata, era il tipico esempio di quello che Peter avrebbe definito “tutto muscoli e niente cervello”. Il modo di vestirsi e di essere armato, gli ricordava tanto quello di un guerriero che viveva solo nei libri che amava leggere. Indossava una specie di tunica rossa, senza maniche, scollata sul petto, che gli scendeva solo avanti e indietro, mentre ai lati era aperta. Portava dei pantaloni color marrone scuro, come quelli che portavano le guardie, sistemati con cura all’interno degli stivali di cuoio. Una cintura nera gli cingeva la vita, mentre una fascia, altrettanto rossa, era posta attorno alla fronte per mantenere le ciocche di capelli con le quali non si potevano formare delle treccine che invece erano presenti qua e là sul resto della testa. Alla sinistra della cintura era legata una fodera con dentro una spada, e a destra un piccolo pugnaletto. Sulla schiena, infine, era posta una faretra piena di frecce e un arco di frassino.


ZANEK:
Un lupo. Un lupo gigantesco dal manto rosso cremisi, apparve troneggiante sul legno della porta sfondata.I suoi occhi erano di una profondità indescrivibile. Lui era nato dalla magia, e ciò lo dimostravano i segni bianchi che portava sulla testa, sulle zampe e lungo tutta la schiena fino alla coda.


  CHARLIE:
Era un tipo stravagante, di cui se ne vedono pochi oggigiorno. Anche Peter credeva lo stesso di lui, ma era convinto che gli occhialetti a mezzaluna che portava scesi sul naso gli dessero un tocco di spiccata intelligenza e astuzia. Da giovane doveva essere stato un bel ragazzo, a ragione dei suoi vispi occhietti azzurri. Il viso scavato da profonde rughe e attraversato da una cospicua barbetta mostrava comunque i bei lineamenti che una volta dovevano fare di lui un uomo forte e ligio al dovere. Ma una strana cicatrice gli sfregiava un lato della faccia e forse ciò lo rendeva ancora più misterioso e sinistro agli occhi della gente.  





BETSABEA:
Quand’ecco apparire all’improvviso una donna stupenda, fatta della stessa luminosità del sole con le ali dall’argento rubato alla luna.. I capelli neri come la notte erano l’unica cosa a contrastare la chiarezza della pelle e degli occhi color viola, a eccezione degli strani segni rosso fuoco che sul suo corpo formavano svariati disegni intrecciati.



NERISNYS:
Era davvero stupenda. Quattro ali immense e dal folto piumaggio argentato si tendevano enormi a destra e a sinistra mentre, addossate sulla sinuosa schiena della regina, la innalzavano con prestanza e portamento reale. Il suo corpo era perfetto, minuto ma con proporzioni giuste. Anche attraverso il lungo vestito, aderente in vita e scollato sul petto, si potevano notare le sensuali fattezze della regina che non mancava di atteggiarsi mostrando le sue grazie. Il viso gentile e tondo, come di fanciulla, nascondeva un non so che di donna matura, forse nei lineamenti, mentre se ne stava seminascosto da una chioma di riccioli lattei che sfuggivano voluminosi alla sontuosa pettinatura che le ornava il capo tra piccoli cristalli d’argento incastrati nella corona reale. Lo sguardo era cortese ma deciso e sicuro. Peter giurò di mirare in esso l’intera volta celeste, tanto le iridi erano cariche di un turchese luminoso e terribilmente abbagliante con pigmenti lapislazzuli qua e là. Il taglio degli occhi, un po’ tondo e quasi all’orientale allungato, era raffinato ma al contempo squadrato come se esprimesse ostilità e diffidenza. Un lupo. Sì, erano gli occhi cerulei di un lupo. Diversamente dalle altre creature magiche che Peter aveva incontrato, questa indossava con eleganza svariati ornamenti in pietre preziose e oro che ricadevano gentili sui magici tatuaggi argentei e lunari delle braccia e del petto. Ma nessuno, nessuno dei suoi gioielli eguagliava in splendore il diamante perfetto che la prescelta dell’Aria esibiva incastonato sulla fronte. Era quello il suo simbolo, il suo marchio, così come il rubino lo era per il prescelto del Fuoco, Peter. Da valorosa guerriera, così come esigeva il suo ruolo, era munita di una magnifica arma. La spada dell’Aria mostrava superba la sua lama bianchissima e lucente, come nessun’altra poteva ottenere. L’impugnatura rifinita in oro calcava alla perfezione l’intero palmo della regina mentre un piccolo diamante pigiava in un intaglio dell’elsa tra mille ritocchi intarsiati a mo’ di testa di drago. 


BLUMA:

Una donna… Un mostro…
Le curve sinuose e gentili delle spalle, del seno e dei fianchi si stagliavano precise e morbide contro lo sfondo scuro della foresta. In ogni angolo le linee leggere dei muscoli la disegnavano con grazia scandendo l’assoluta perfezione di quel corpo prestante e delicato, emblema supremo della seduzione. Prosperosa e minutamente proporzionata, possedeva le fattezze della più bella incarnazione femminile che si fosse mai vista. Se ne stava nuda sotto il riflesso ambrato che lieto le accarezzava la pelle liscia assaporando quella bellezza sublime che teneva concentrata solo fino a metà del suo essere. Dal ventre infatti un’orribile massa di scaglie enormi e impenetrabili fuoriuscivano prorompenti verso terra formando quella che era la struttura di un corpo estraneo, come d’insetto. Lungo e affusolato terminava all’insù in squame più piccole con una coda aguzza e tagliente che vibrando di tanto in tanto produceva sibili acuti e snervanti. Su ogni lato si posizionavano allineate quattro zampe acuminate e pelose che terminavano in artigli affilati paurosamente ricurvi. Tra ciascun arto inferiore intercorreva poi una membrana sottile e levigata che si spiegava e si allungava avallandone i movimenti. Sul davanti infine due lunghe zanne spuntavano spesse e lucide mentre, rivestite da una sostanza appiccicosa e fluida, schioccavano freneticamente emettendo un suono secco e metallico.


ORPHALES:
Molto più gagliardo, molto più possente degli altri. Come centauro possedeva dalla vita in giù un dorso scuro da cavallo in aggiunta però a due enormi, folte e nere ali piumate d’aquila che gli spuntavano dalla schiena fino a estendersi sul costato equino. Anche le zampe anteriori erano differenti. Non si presentavano infatti con struttura e zoccoli da centauro bensì con artigli ricurvi e affilati che arpionavano in profondi tagli la terra bagnata come carta velina. Nel suo corpo umano si mostrava con un fisico prestante e atletico, superbo nell'esibire i pettorali imponenti al di sopra degli addominali scolpiti come un bronzo di Riace. Ancor più elegante poi tra i fili di luna che lambivano le curve flessuose dei suoi bicipiti vigorosamente tondeggianti, mentre scie alternate di finissime piume costellavano le sue ali di un blu elettrico lucente. Il volto era in quel momento selvaggio, adombrato da un moto di collera e sdegno, e ciò nonostante conservava un’armoniosa raffinatezza nel disporre le labbra gentili e rosse, proporzionate al naso grazioso e dritto in mezzo a due gocce di ghiaccio quali erano gli occhi così penetranti. I lineamenti squadrati e virili si combinavano alla perfezione col taglio di capelli né troppo corto né troppo lungo, giacchè ciuffi scuri gli scendevano sulla fronte, spuntando qua e là sulla testa e donandogli l’aspetto di un giovane uomo maturo. Non portava armi né alcun indumento, eccetto una fascia d’oro sulla vita insieme ad altre più piccole attorno ai polsi e sulla fronte.




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